30.10.09

la lezione vivente degli ulivi















Per giudicare e amare un giardino occorre prima di tutto frequentarlo, averlo conosciuto attraverso i propri occhi, i propri passi. C’è un’unica eccezione che mi sento di fare ( e non riguarda il giardino, ma le fotografie), in cui la fotografia non mente, ma solo riproduce e parla: è la mostra sugli ulivi di Puglia che si è tenuta recentemente a Roma. Perché, oltre la qualità delle singole fotografie, conta più ancora, a mio avviso, la suggestione che esercita la vista di quei mostri ( nel vecchio senso latino di mostrum), monumenti vegetali, ciascuno lavorato nei secoli (perché non pochi di questi hanno più secoli di vita) dalle intemperie e dalla mano dell’uomo.
Suggestione, almeno così opera su di me e in me, che si traduce immediatamente in attrazione, nel desiderio di poterli avere sotto gli occhi e conservarli vivi nella memoria; di vederli, quegli ulivi, nella loro luce marina, sparsi nella loro liberissima distribuzione, non mai in un disegno, come negli uliveti più tardi che siamo usi vedere in Puglia o in diverse altre regioni del nostro paese. E non conta poco anche la terra rossa da cui emergono.
Li ho visitati quei luoghi, ormai diverse volte, ma mi è rimasto fitto dentro il desiderio di tornare, di muovere da uno all’altro, di esplorare metro per metro il loro regno, e riconoscerli, ciascuno nella sua forma.
E voglio ancora ricordare che per me personalmente l’aver visto e visitato quest’area ripetutamente negli anni ha costituito una rivelazione, forse la lezione più importante sul disporre gli alberi che ho avuto nella vita; perché in nessun altro luogo come qui, dove sono in massima parte ottenuti (e divenuti quali sono) attraverso gli innesti operati sugli Olivastri selvatici, gli Ulivi sono nati e cresciuti come natura ha voluto sul luogo. Alberi isolati, conoscibili in ogni loro particolare da ogni lato, non mai ed in nessun momento privati della luce che li abbraccia: sono questi ulivi il mio modello ideale. E se mai avessi la fortuna di progettare un parco, vorrei mostrare di aver appreso la loro lezione, assegnando a ciascun albero il proprio giusto spazio, quel tanto di vuoto necessario di cui abbisogna e la cornice che a ciascuno compete, secondo un dettato appreso in una lunghissima durata, tutta una vita di quasi ottanta anni di familiarità col mondo vegetale.

Ippolito Pizzetti

tratto da Naturale inclinazione, Ippolito Pizzetti, editore Motta on line


28.10.09

26.10.09

transoceanic professor

video conferenza skype con Lorenzo Fonda | Los Angeles


Theircircularlife


la metafora dello skater_cambiare punto di vista


megunica


blu_Argentina

"what changed me was realizing that around my paintings was a building

something I could take advantage of

usualig I prefer complicated walls

not simple walls, not plain walls,

so I prefer to paint a wall that already has something to say

like this one
walls that have an history
which is not just a plain wall, painted white
this one was wonderful
for example, that window

that was the point where everything started
and also these two little towers
it was the skeleton of this mural, of this piece
it was not the same if the wall was completely white"

blu

Ten things I have learned about the Sea





n.1_tenere uno sketcher






20.10.09

christine dalnoky

"Ho scelto di fare la paesaggista per amore della città. Non sono una specialista del verde, non sono una fanatica del giardinaggio e detesto andare nei parchi. Quello che ho scelto è un mestiere strano e dai contorni sfumati, vago, per questo mi piace.
Ho lavorato con grandi architetti come Piano, Rogers, Nouvel. Non facciamo due lavori diversi. Entrambi, architetto e paesaggista, inseguiamo l’arte del contesto. Il mio interesse non si ferma alla soglia dell’edificio, e lo stesso vale per l’architetto. Non ho un settore di competenza esclusivo, ma un modo di guardare al mondo, quello sì.
Oggi, per lavorare ad un progetto disegno sempre di meno e scrivo sempre di più. Quello che più mi interessa è l’emozione: il cielo, le ombre, la gente.
I paesaggisti spesso non conoscono la città, e non capiscono l’architettura. Si direbbe che non sappiano nemmeno che cosa sia la natura, dal momento che sembrano capaci solo di ridurla a praterie verdi e alberate. Invece la natura di cui si devono occupare è altrove.
A Parigi è quella del cielo sopra la collina di Montmartre, della vista dei tetti quando si sale al Beaubourg, del vento tra i capelli quando si attraversa un ponte sulla Senna. Un vero parco a Parigi è fatto del cielo e della Senna, e non si trova né nei parchi di Bercy, né di Citroen.
La natura è il nostro contenitore emotivo contemporaneo.
Eppure il rapporto tra città e natura si è sviluppato come una relazione fatta di dominio, potere, paura e asservimento. Alla fluidità, all’imprevedibilità, alla libertà, ai rischi del mondo vivente la città oppone il proprio ordine, il rigore, la geometria, cercando di imporsi su un territorio geografico. Troppo spesso gli alberi in città sono considerati solo come un arredo urbano. Per me, invece, sono dei prigionieri. A volte usciamo dalle nostre mura per affrontare la natura, andiamo a caccia di emozioni, di sentimenti primitivi che ci facciano sentire ancora un po’ vivi.
Mi piacciono i vecchi platani secolari del sud della Francia, quando non sono stati mutilati dalle potature, che deformano il terreno e offrono una magnifica ombra, molto più bella di quella che potremmo fare noi, nei nostri progetti.
Allora ci viene persino voglia di proteggerla la natura, di salvarla. La città tenta di riprodurre delle rappresentazioni asettiche di questa natura indomabile. Simulacri di paesaggio immaginario che noi chiamiamo parchi pubblici. Come ci si reca allo zoo a vedere gli animali selvaggi, si va al parco per vedere la natura, vicina a casa e raccolta nello spazio costretto e limitato che l’architettura ha voluto concederle, e che la rassegnazione rende sinistro. Chiunque si sia trovato a passeggiare per un parco parigino in una giornata grigia, capirà.”

15.10.09

11.10.09

mappa luoghi


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5.10.09

bibliografia generale

TPV 2009/10

testi di carattere generale

Recovering Landscape
James Corner / 1999, Princeton Architectural Press

Paesaggio e memoria
Simon Schama / 1997, A.Mondadori, Milano

I giardini cinesi
Chen Conzhou / 1990, F.Muzzio, Padova

L’atto di vedere
Wim Wenders / 1998, Ubulibri, Milano

Il paesaggio come teatro
Eugenio Turri / 1998 Marsilio Editori, Venezia

Estetica del vuoto
Giangiorgio Pasqualotto / 1995 (III ed.), Marsilio, Venezia

Significati del confine, i limiti naturali, storici e mentali,
Piero Zanini / 1997, B.Mondadori, Milano

Storie di architettura attraverso i sensi
Anna Barbara / 2000, B.Mondadori, Milano

Poetica dei giardini
C.W.Moore, W.J.Mitchell, W.Tumbull Jr / 1991, Franco Muzzio editore, Padova

Il giardiniere appassionato
Rudolf Borchardt / 1992, Adelphi

storia del giardino e del paesaggio

L’architettura dei giardini di occidente, dal Rinascimento al novecento,
Monique Mosser, George Teyssot / 1990, Electa, Milano

L’architettura del giardino contemporaneo
Franco Zagari / 1988, A.Mondadori, Milano

Per i piaceri del popolo, nascita del parco pubblico…
Franco Panzini / 1993, Zanichelli, Bologna

Giardino e Paesaggio
Hermann Furst von Puckler-Muskau / 1984, Rizzoli editore, Milano

Bosco e giardino
Gertrude Jekyll / 1989, Franco Muzzio editore, Padova

L’arte dei giardini / una breve storia
Pierre Grimal / 2005, Donzelli Editore, Milano

architettura del paesaggio contemporaneo

“Bienal de Paisaje de Barcelona”
cataloghi / 1999-2003-2006

Il ritorno del paesaggio
Desvigne e Dalnoky / 1996, Motta architettura, Milano

Yves Brunier / landscape architect paysagiste
arc en reve centre d’architecture / Birkhauser Verlag Basel-Boston-Berlin

The same landscape / los mismos paisajes
Teresa Galì-Izard / Gustavo Gilli, Barcellona

Il territorio transitivo
Georges Descombes / 1988, Gangemi

Lotus navigator 02 / i nuovi paesaggi
2002, Electa, Milano

Burle Marx / el paisaje lìrico
Marta Iris Montero / 2001, Gustavo Gili, Barcelona

arte ambientale e land art

Land art e arte ambientale
Jeffrey Kastner / 2004, Phaidon, Hong Kong

Between Landscape Architecture an Land Art
Udo Weilacher / 1998, Birkhaeuser, Basel

Arte ambientale, la collezione Gori nella fattoria di Celle
1993, Allemandi, Torino

Passaggi. Storia della scultura da Rodin alla Land Art
Rosalind Krauss / 1998, B.Mondatori, Milano

testi per la conoscenza e identificazione del materiale vegetale

Alberi e arbusti in Italia / Manuale di riconoscimento
Mario Ferrari, Danilo Medici / 1998, edagricole, Bologna

Enciclopedia dei fiori e del giardino
Ippolito Pizzetti (a cura di) / 1998, Le Garzatine

Guida pratica agli alberi e arbusti in Italia
1983, Reader’s Digest, Milano

Riconoscere gli alberi
R.Phillips / 1992, De Agostini, Novara

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Collaboratori